L’idea alla base delle molte esperienze è il tentativo di rispondere alla crisi economica e dare vita, tra l’altro, a nuovi modelli di sviluppo della città a consumo di suolo zero volti al recupero dell’immenso patrimonio che l’Italia possiede.
Riteniamo, infatti, che dar vita a progetti di rigenerazione di beni pubblici in disuso stimolando la comunità alla partecipazione attiva a detti processi, condividendo liberamente ogni proposta di riuso temporaneo/permanente, sia anche un’efficace azione volta a bilanciare il rischio elevato che contraddistingue le iniziative caratterizzate da scarsa flessibilità.
I numerosi progetti di rigenerazione attivati dimostrano che gli usi temporanei sono un’opzione, non solo possibile, ma necessaria per traguardare l’abbandono, per innescare processi di rivitalizzazione urbana, per stimolare le comunità a immaginare nuove forme di cura dei beni comuni e di partecipazione attiva, per intercettare le competenze e la creatività dei territori e delle comunità, e per dar vita a nuove forme di economia e nuove “resilienze”.
Siamo certi inoltre che il cammino intrapreso possa essere anche un’occasione unica per “rigenerare” quell’identità di “comunità” oggi sempre più disgregata a seguito di scelte effettuate senza attivare processi di partecipazione e di concertazione.
È una nuova sfida che abbiamo scelto di affrontare nel momento in cui abbiamo deciso di dar risposte ai problemi attuali perseguendo lo Sviluppo Sostenibile, scelta quest’ultima che ci porta un cambiamento di enormi dimensioni che richiede una cultura nuova, che ponga a fondamento di qualsiasi iniziativa l’armonizzazione tra i fondamentali valori: il valore economico, il valore ambientale e il valore sociale, consapevole che il deterioramento di uno di questi comporta necessariamente il deterioramento degli altri.